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La fibrosi cistica è una malattia genetica causata da mutazioni del gene CFTR.

Tale gene contiene le informazioni necessarie alla cellula per produrre una proteina che funziona da canale per trasportare il cloro fuori dalle cellule.

La scoperta del gene CFTR risale al 1989 e all’epoca suscitò ovviamente enorme clamore in considerazione della possibilità di una futura terapia genica.

Nel 2012 la scoperta della molecola capace di potenziare il funzionamento della proteina ha rappresentato il primo grande traguardo, conseguente alla scoperta del gene.  

È iniziata così l’era della “cura personalizzata”, nuovo modello di cura che ha la possibilità di correggere la funzionalità della proteina CFTR difettosa.

Oggi i pazienti hanno a disposizione 3 cure del gene CFTR:

  • La prima è il potenziatore, è efficace nei pazienti con mutazioni cosiddette di “gating”, vale a dire che producono una proteina CFTR capace di raggiungere la superficie delle cellule ma incapace di funzionare per permettere il normale flusso di cloro.
  • La seconda è costituito da correttore e potenziatore, ed è indicato nei pazienti con la mutazione F508 in omozigosi, che aiuta la proteina a raggiungere la superficie delle cellule epiteliali, a formare il canale del cloro e a renderlo funzionante.
  • La terza è un’associazione simile alla precedente, ma con maggiore tollerabilità.

Ad agosto 2020, l’EMA, l’agenzia europea per i medicinali, ha approvato una nuova cura costituita da una combinazione di tre molecole: due correttori e il potenziatore per il trattamento della mutazione CFTR più diffusa al mondo (F508del).

Questa nuova cura ha la potenzialità di funzionare efficacemente anche sulle persone portatrici di una singola copia della mutazione F508del, raggiungendo dunque il 70-90% dei pazienti. 

Ogni cura può avere effetti collaterali che si manifestano in un certo numero di pazienti.

Questa disparità di reazione avversa è determinata dall’interazione tra una determinata cura e la costituzione genetica del paziente stesso. È fondamentale, dunque, la sorveglianza continua ogni volta che si commercializzano nuove cure.

L’attesa generata dalla cura ha sviluppato in talune aspettative magiche ed in alcuni casi sentimenti ambivalenti, come speranza e fiducia, sommati a timori, incertezze, scetticismi.
A seconda delle mutazioni genetiche di ognuno, all’interno della popolazione con fibrosi cistica, alcuni hanno potuto giovare delle nuove cure, altri al momento sono rimasti esclusi, con conseguenti sensi di colpa del “sopravvissuto” per chi può intraprendere la nuova cura e chi invece deve gestire ed elaborare la “mancata ammissione” al trattamento e quindi il senso di esclusione e mancata possibilità.
Ogni persona affetta, con la propria struttura di personalità, risorse e vincoli, presenta differenti reazioni di risposta e differenti meccanismi di difesa.

Dalla letteratura presente ad oggi sulle cure e fibrosi cistica si possono elencare i seguenti punti positivi:

✔ Miglioramento della qualità di vita
✔ Incremento della funzionalità respiratoria
✔ Impatto globale positivo sul fisico e sulla psiche
✔Possibilità di ridefinire la propria vita
✔ Possibilità di pensare in maniera maggiormente positiva e costruttiva al futuro.

Sono presenti anche questioni meritevoli di attenzione poiché potenzialmente a rischio per la salute ed il benessere psicologico:

✔Cambiamenti nella percezione di sé
✔ Impatto sul processo di cambiamento identitario: “da paziente con FC a persona oltre la FC”
✔ Per alcuni, cambiamento nell’immagine corporea (aumento di peso);
✔ Possibili eventi avversi dal punto di vista psicologico, conseguenti alla cura farmacologica (sintomatologia ansioso-depressiva);
✔ Difficoltà nel ridefinire sé stessi oltre la cura della patologia (occupazione lavorativa, progetti di vita, famiglia, figli).

Per chi volesse approfondire l’argomento, è particolarmente interessante l’articolo pubblicato su Pediatric Pulmonology nel Settembre 2023.

Vengono analizzati e descritti 75 studi clinici in 286 Centri FC americani.
La maggior parte dei sintomi psicologici: Distress, Depressione, Ansia sono stati riportati nel range di frequenza 1-24%. 
Questi meritano di essere attenzionati, con eventuali modifiche inerenti al dosaggio terapeutico/sospensione temporanea dei farmaci.

A tal riguardo la Società Europea Fibrosi Cistica raccomanda una valutazione della sintomatologia depressiva ed ansiosa, prima dell’inizio del trattamento, e poi a distanza di non più di 3 mesi dall’avvio della stessa.
Si parla in taluni casi anche di nebbia cognitiva e problemi di attenzione/concentrazione rilevati da clinici sia nella popolazione adulta che pediatrica. La suddetta sintomatologia è caratterizzata da: lievi disturbi della memoria a breve termine, perdita subclinica di lucidità mentale, incapacità a mantenere e a direzionare efficacemente l’attenzione, difficoltà a portare a termine lavori o compiti che implicano concentrazione e ragionamento.

A., 17 anni, in cura da un anno, sta lavorando sull’integrazione di una nuova immagine corporea: “Io che da sempre ho combattuto contro un’eccessiva magrezza, ho dovuto iniziare una dieta dimagrante… avevo preso 10 kg, non mi riconoscevo più, mi guardavo allo specchio e vedevo un’altra persona. Sono tornato in forma grazie soprattutto all’attività fisica ed alla palestra”.

S., 19 anni: “Con la nuova cura ho sentito un’energia che non pensavo di avere, ho proprio dovuto rivedere i miei impegni settimanali, aggiungendo cose nuove; dopo pranzo non dormo più, quindi magari studio in biblioteca o esco con le mie amiche. Non avere più accessi di tosse in mezzo alle persone non mi sembrava vero…”

P., 16 anni, le sue mutazioni genetiche ad oggi non gli consentono di iniziare una cura nuova: “E’ una sensazione strana non poter fare le nuove cure, ti senti escluso, privato di una grande possibilità, ti senti l’ultimo della fila… aspetti aspetti ma non arriva mai il tuo turno. Altri ragazzi che conosco l’hanno iniziata e stanno bene, non è giusto, perché a loro sì e a me no?”

La nuova cura ha notevolmente migliorato la qualità di vita di moltissimi pazienti affetti da fibrosi cistica, portando a cambiamenti positivi in termini di condizioni cliniche. I possibili effetti avversi derivanti dalla nuova cura non devono far desistere dal considerare tale trattamento terapeutico ad oggi la migliore cura possibile; è dunque fondamentale valutare pro e contro caso per caso. Le ricerche in tal senso, sia in letteratura nazionale che internazionale, procedono per poter mettere il focus laddove necessario ed apportare i dovuti aggiustamenti.

Ovviamente ogni valutazione clinica e conseguente indicazione terapeutica necessita della considerazione da parte del team clinico multidisciplinare del Centro di riferimento.

Risulta importante monitorare nel tempo le condizioni di salute mentale, sia in ottica di trattamento clinico globale, ed anche in senso preventivo, per gestire precocemente situazioni che possono presentare conseguentemente esiti maggiormente complessi.

Bibliografia/Sitografia

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